Il libro dà uno spaccato della vita di una famiglia ebrea, che vive in Italia, dal secondo dopoguerra ad oggi.
Non male come storia anche se non originale.
Secondo me, Piperno, dà troppo sfoggio della propria cultura tralasciando lo scopo dei libri di narrativa che è quello di dare "piacere" al lettore.
Troppo spesso ci si imbatte in sterili esercizi di linguistica.
Però Piperno aveva pensato anche a questo. Grazie alle sue acrobazie letterarie, è possibile ottenere un perfetta forma fisica per i continui andirivieni dallo scaffale dove si tiene il vocabolario per cercare termini a dir poco obosoleti e che conoscono solo gli accademici della Crusca.
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