Un borgo singolare Valentano; situato
nella zona di confine tra Lazio, Umbria e Toscana, con poco meno di 3.000 abitanti
scopre dall’alto dei suoi 538 m . sul l.m. un panorama spettacolare: la
catena dei monti Appennini con il Monte Amiata verso ponente e quella più
vicina dei Colli Volsini con Latera, San Lorenzo, Bolsena, Montefiascone e Capodimonte,
mentre verso Sud il Mar Tirreno con la visione dell’Isola del Giglio,
il promontorio dell’Argentario, i Monti di Castro ed i vicini Monti di
Canino con la Selva del Lamone, sotto il Monte Becco.
A proposito della bellezza del panorama non si può non citare la descrizione
che ne fece nel 1843 l’etruscologo George Dennis, che dal piazzale posto
a nord, al di fuori della Porta di San Martino, descrisse il nostro paese come
“una splendida terrazza”, affacciata sullo spettacolo della “piana
sottostante” e sul Lago
di Bolsena con le sue Isole Martana e Bisentina.
A proposito delle origini del nome, la tradizione vuole che derivi dall’etrusca
“Verentum”, di cui però non resta alcuna traccia. Invece
le prime notizie storiche certe su Valentano, denominato “Valentano o
Balentanu” (probabilmente Valle degli Ontani) le troviamo nella documentazione
relativa agli anni 813-844 delle Abbazie imperiali di Farfa e di San Salvatore
sul Monte Amiata.
La nostra zona è stata intensamente abitata in epoca preistorica, con
tracce che risalgono a circa 20.000 anni fa e reperti dell’età
del Rame e del Bronzo; particolare importanza rivestono i ritrovamenti del 1972
di villaggi palafitticoli sommersi nel Lago
di Mezzano. Ben documentato è il periodo romano, con i resti
visibili di numerose ville rustiche sparse lungo un diverticolo della Via Clodia.
Sulla strada che conduce verso il lago di Mezzano, in
Loc.Fortezza, sono visibili resti di fortificazioni longobarde, con necropoli
da cui provengono due “sax” (spade) ed altri reperti, che confermano
l’occupazione del territorio da parte di questa popolazione. Seguiranno
le incursioni degli Ungari (fino al 915) e quelle dei Saraceni, dall’828
al 964, anno della distruzione della città di Vulci; è proprio
in questo periodo che prende il via il fenomeno dell’ “incastellamento”,
durante il quale gli abitanti dei villaggi e delle campagne si spostano verso
i centri fortificati, come i castelli, protetti da cinte murarie, per difendersi
dalle incursioni barbariche. Nel 1053 il nostro paese, sotto Leone X, doveva
già avere l’aspetto di castello fortificato, con l’ alta
torre di difesa ed i muraglioni posti sulla sommità di burroni scoscesi
per renderlo imprendibile.
Anni di pace e prosperità iniziarono per Valentano con l’arrivo
della famiglia dei Farnese, che prese possesso del castello nel 1354, al tempo
del Cardinale Egidio Albornoz, durante la presenza dei papi ad Avignone.
La Rocca venne abitata più assiduamente dai Farnese dopo il 1400, anni
in cui venne anche ristrutturata; nel 1488 fu realizzato l’incantevole
“cortile
d’amore” in onore delle nozze tra Angelo Farnese,
figlio di Pier Luigi il Seniore e la nobildonna Lella Orsini di Pitigliano,
simboleggiate dagli stemmi delle due famiglie scolpiti nei capitelli del colonnato
inferiore. Da segnalare che gli interventi successivi di abbellimento della
rocca furono opera di Antonio da Sangallo il Giovane.
In quegli anni nacquero nel Castello personaggi importanti, quali Alessandro
e Ranuccio, futuri cardinali, i duchi Ottavio (che sposerà Margherita
d’Austria, figlia di Carlo V), Orazio e Vittoria; nel 1534 Alessandro
Farnese venne eletto papa con il nome di Paolo III e dato che fu lui a voler
far costruire la grande loggia con undici archi
superiori in tufo e mattoni orientata verso ponente,
fu chiamata in suo onore Loggiato
Paolo III Farnese.
Il figlio Pier Luigi fu investito dal padre del nuovo Ducato di Castro e Ronciglione
e nel 1545 di quello di Parma e Piacenza. In seguito, a causa del fatto che
la rilevanza della famiglia Farnese si manifestò soprattutto nei Ducati
di Parma e Piacenza, il Ducato di Castro registrò un lento decadimento,
dovuto anche alla sua scomoda posizione, incuneata tra Stato della Chiesa e
Camera Apostolica.
Quando si parla di Valentano si deve fare necessariamente riferimento ad uno
dei suoi simboli per eccellenza, ossia la Porta
del Vignola. Edificata nel 1779 in seguito al crollo dell’antica
“Porta Romana”, eretta fin dal tempo di Papa Martino V Colonna nel
1417, la nuova porta, ribattezzata “porta Magenta” è chiamata
però dalla popolazione “la porta” o “la porta del Vignola”(
lo stile ricalca infatti quello del famoso architetto, autore per Valentano
del progetto del Mulino della Lega, situato lungo il corso del fiume Olpeta).
Il periodo francese è poco documentato nell’archivio comunale,
mentre durante il periodo risorgimentale i valentanesi sono riuniti nella Lega
dei Comuni di Castro, che si opponeva al potere temporale dei papi e auspicava
l’unione dell’Italia tutta. Una guarnigione di Zuavi pontifici,
inviati da Pio IX fu dislocata, dal 1867, in un’ala del castello, con
il conseguente restringimento del Monastero.
Il ‘900 si aprì con le lotte contadine e l’occupazione delle
terre
di Mezzano, ma si dovette attendere la fine della Prima Guerra Mondiale
perché i reduci fossero distribuite le cosiddette “enfiteusi”.
Anche la Seconda Guerra Mondiale segnò la morte al fronte di tanti valentanesi.
Il castello, abbandonato nel 1957, è stato restaurato a partire dal 1979
ed inaugurato nel 1996, ed attualmente ospita il Museo
della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese e
la Biblioteca
Comunale .
• F. ANNIBALI, Notizie
storiche della Casa Farnese, della fu città di Castro, Montefiascone,
Tip. Seminario, 1817-1818.
• G. CARABELLI, Dei Farnese e del Ducato di Castro e Ronciglione, Firenze,
Le Monnier, 1865.
• E. NASALLI ROCCA, I Farnese, Milano, dall’Oglio, 1969.
• R.LUZI, Valentano, Viterbo, Tip. Agnesotti, 1986.
• R. LUZI, I Farnese attorno al lago di Bolsena, in Bollettino Studi e
Ricerche, Bolsena, Biblioteca Comunale, 1989.
• R. LUZI, Grano, mulini, pane e fame di terra, in Valentano, Contadini
Terre e Pane, Gruppo Archeologico Verentum (GAV), Valentano, 1996.
• Il museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese di Valentano,
I musei del Lazio e il loro territorio/13, Elio De Rosa Editore, 2004.
• Edizione CARIVIT, Valentano, Edizioni Agnesotti, Viterbo, 1986.
Ma colui o coloro che sono proprietari o solo manutentori della Cam piazzata sulla caserma dei carabinieri cosa aspettano a pulirla. Ormai čun mese che non vvediamo nulla non faremo mica la fine di quella piazzata su santa croce che č stata ferma per un anno. Grazie si prega intervenire con sollecitudine o quantomeno dare una spiegazione della mancata manutenzione.