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Autore Topic: una calma che non si capisce  (Letto 42142 volte)
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« Risposta #15 il: Dicembre 14, 2011, 13:24:37 »

 
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« Risposta #16 il: Dicembre 14, 2011, 14:42:17 »

Ottima l'analisi di Luigi...l'unica cosa su cui porrei un pò di attenzione è il discorso "patrimoniale".
Spesso ci fa trasportare dai luoghi comuni e, di questi tempi, dove (più o meno giustamente) c'è una vera e propria caccia al "ricco", intesa come fonte a cui attingere per fare cassa e risolvere i problemi, si tende ad associare il possesso di un bene (non indispensabile e costoso) alla ricchezza.
In molti casi è così...in altri, però, è un pò meno vero.
Piccolo esempio: due persone lavorano per 30 anni e guadagnano la stessa identica cifra; durante questo periodo, uno fa una vita spendacciona, dilapidando tutto ciò che guadagna in cene...vacanze...ed altre spese "quotidiane", mentre l'altro accumula come la formichina. Trascorsi i 30 anni, quest'ultimo decide di togliersi uno sfizio e di acquistare una macchina costosa o una casa con quello che ha risparmiato.
Alla fine della storia, entrambi hanno guadagnato la stessa cifra...entrambi sono stati equamente e giustamente tassati durante i 30 anni...ma il secondo possiede un'auto di lusso ed il primo nemmeno una lira.
Si corre il rischio che con la patrimoniale, si vada a tassare (per la seconda volta) quel che è stato risparmiato per 30 anni, facendo una vita oculata...e si vada a premiare chi, di contro, ha dissipato tutto il guadagno.
Un discorso simile potrebbe esser fatto da chi un determinato bene (seconda abitazione) la eredita da un parente che ha fatto sacrifici per acquistarlo. Anche in questo caso, una sorta di doppia tassazione.
Insomma...non sempre il "patrimonio" equivale a "ricchezza" da tassare. Bisognerebbe studiare bene le modalità di applicazione.

E...udite udite...faccio mie anche le preoccupazioni di Lucullo sulla possibile (probabile) contrazione dei consumi e recessione.
Ci son due modi per risanare un bilancio (anche quello familiare): aumentare le entrate o tagliare le uscite. Da un gruppo di banchieri quale delle due soluzioni vi aspettavate? Naturalmente la prima...aumentare le entrate grazie all'incremento della tassazione!
Non sarebbero stati capaci (e non avrebbero avuto vantaggi) a fare diversamente.
A questo punto c'è da rivalutare la figura di mia nonna...di mio padre e mia madre...di quasi tutti i componenti delle famiglie italiane...che, in momenti di difficoltà economica, riescono, di contro, ad inventarsi di tutto per tagliare i costi.
E non sono nè tutti laureati in economia...nè lautamente stipendiati per farlo!
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« Risposta #17 il: Dicembre 14, 2011, 17:32:27 »


BUON NATALE SWOT
Le supposte alcune volte hanno la doppia punta.
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Innanzi tutto le spese erano diverse e diversi erano i motivi per cui erano stati fatti.  Come al solito fate una gran gazzarra su tutto.
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« Risposta #18 il: Dicembre 14, 2011, 17:46:16 »

meno valore ai pochi soldi che uno ha
Su questo ho avuto una lunga disquizione in un forum di economia.
L'aumento dell'IVA come funziona per l'economia reale?
Piccolo escursus. Settembre, II manovra, aumento dell'IVA di 1 punto dal 20 a 21%. Conseguenza: Inflazione tendenziale sale al 3,0% e poi al 3,4  (aumento dal 2,8% ovvero +0,6% io prevedevo un +0,5% - settembre in realtà l'effetto IVA è su metà mese)
Corollario: il PIL diminuisce nel valore reale del 3,4% e nel contempo si incassa l'IVA per circa 3,5 mld di €.
Quale è l'effetto sul debito pubblico: nessuno lo ha detto ma è duplice:
1) entrata diretta dal gettito IVA (+3,5 mld di €)
2) diminuzione dei costi per interessi da pagare sul debito (non basandoci su dati nominali ma reali ovvero decurtando l'inflazione e basandoci sul potere di acquisto della moneta). Perchè succede questo? Se presto allo stato 100€ il prossimo anno dovrò avere 100+ interessi (in media 4,3%)= 104,3 ma detratta l'inflazione abbiamo 104,3 - 3,4 = 100,9 ovvero un misero interesse del 0,9% quindi di fatto più l'inflazione aumenta meno lo stato paga il suo debito (lo stato spende subito mentre noi i soldi li riprendiamo dopo un anno - si lo so che in realtà si compra a scomputo interessi ma diventerebbe troppo difficile da spiegare).
Ecco perchè sia il governo Berlusconi prima e adesso il Governo Monti (dal 2012) prevedono di incrementare l'IVA.
Lo sbaglio che si fa è che nella teoria i consumi rimangano gli stessi e su questo ne dubito fortemente.
Un altra considerazione. Se continuiamo a tassare il reddito disponibile la prima cosa che viene intaccata è il risparmio con cui, in parte, si comprano proprio i titoli di stato. Questo sistema mi sa tanto di cane che si morde la coda.
Capisco che stiamo in emergenza, che servono soldi certi e subito ma secondo me i famosi spread non diminuiranno molto di qui a breve e si manterranno oltre i 400 punti se non si fanno misure di per la crescita e innovazione.
Spero di sbagliarmi.
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« Risposta #19 il: Dicembre 14, 2011, 20:42:04 »

Per molte famiglie i margini di risparmio sono già spariti da tempo. Se aumenta il carburante, aumentano anche in prezzi in un paese che trasporta su gomma, riducendo ulteriormente i margini di risparmio. Quello che i politici sembrano ignorare è la situazione reale di tantissima gente di classe media che da benestante sta diventando sempre più povera (relativamente al confronto con la generazione che lo ha preceduto). Notare come l'ultima settimana del mese diminuiscano le occasioni di svago (viaggi, spostamenti, acquisti)
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« Risposta #20 il: Dicembre 14, 2011, 22:31:47 »

      parlano di tutto,l'i aumentiamo,l'i li tassiamo, l'i li scippiamo,li gli sottraiamo,l'i gli diamo nel @@@@,cosi ci sarà la crescita. Ma come si fà a crescere se non si lavora, se non ci sono piu' le assunzione, e non ci saranno piu'se per andare in pensione ci vogliono 42/43 anni di contributi + relative finestre  e 67 anni di eta' lavorare e bello e credo di avere dei meriti, ma arriva un certo punto della vita che fisicamente e mentalmente non ce la si fa piu' ed immaginate anche i futuri datori di lavoro  che si troveranno tra le palle sta marea di rincoglioniti/e che non riusciranno ad onorare impegni assunti.      che umiliazione........   

Proverbio...... dalle stalle alle stelle ce vò ma dalle stelle alle stalle ce vò molto..............meno

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« Risposta #21 il: Dicembre 14, 2011, 22:53:29 »

     ottima l'analisi che ha fatto sulle due persone .ma per patrimoniale credo che si deve intendere qualcaltra cosa.uno che prende 10.000,20.000,30.000,40.000 etc etc avrà già tanto del suo. una persona che prende 450,650,800,1000,1200,1500, euro non avrà molto del suo. poi se ha fatto la formichina perchè a casa sua anno lavorato pure le pulci e se hanno accumulato qualche immobile  che a volte sono lasciti dei vecchi lo si puo' chiamare Patrimonio da stratassare  be e meglio dasse a la macchia
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« Risposta #22 il: Dicembre 15, 2011, 10:05:35 »

   ottima l'analisi che ha fatto sulle due persone .ma per patrimoniale credo che si deve intendere qualcaltra cosa.uno che prende 10.000,20.000,30.000,40.000 etc etc avrà già tanto del suo. una persona che prende 450,650,800,1000,1200,1500, euro non avrà molto del suo. poi se ha fatto la formichina perchè a casa sua anno lavorato pure le pulci e se hanno accumulato qualche immobile  che a volte sono lasciti dei vecchi lo si puo' chiamare Patrimonio da stratassare  be e meglio dasse a la macchia

E' esattamente quel che dicevo...perchè se si guadagnano 10.000/20.000/30.000/ecc...euro al mese, non si può parlare di tassazione "patrimoniale" ma di tassazione "reddituale"! Insomma...se avessero deciso (come sembrava) di aumentare l'aliquota IRPEF per lo scaglione di reddito più alto, probabilmente avrebbero fatto l'unica cosa giusta di questa manovra.
Ma, naturalmente, non potevano mica rovinare una schifezza con qualcosa di buono....e, pertanto, l'hanno subito bocciata! 
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« Risposta #23 il: Dicembre 15, 2011, 10:46:30 »

Dal rapporto Bankitalia LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE 2010 si legge

• Alla fine del 2010 la ricchezza lorda delle famiglie italiane era pari a circa 9.525 miliardi di euro, corrispondenti a poco meno di 400 mila euro in media per famiglia. Le attività reali rappresentavano il 62,2 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8 per cento. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3 per cento delle attività complessive.

Fra la fine del 2009 e la fine del 2010 la ricchezza netta complessiva a prezzi correnti è rimasta invariata; a prezzi costanti (utilizzando il deflatore dei consumi) si è ridotta nell’ultimo anno dell’1,5 per cento [questo dato mi mette paura, la gente comincia ad erodere il risparmio per far fronte a spesi correnti]. Dalla fine del 2007, quando l’aggregato ha raggiunto il suo valore massimo, il calo è stato pari al 3,2 per cento.

• Alla fine del 2010, la ricchezza in abitazioni detenuta dalle famiglie italiane era stimata in circa 4.950 miliardi di euro. In termini nominali la ricchezza abitativa è aumentata dell’1 per cento rispetto alla fine del 2009 (-0,5 per cento in termini reali).  

• L’aumento delle attività reali (1,1 per cento) è stato compensato da una diminuzione delle attività finanziarie (0,8 per cento) e da un aumento delle passività (4,2 per cento).

• A fine 2010 circa il 35 per cento dell’ammontare dei titoli depositati presso le banche italiane da famiglie residenti era riferito a conti titoli di valore complessivamente inferiore a 50 mila euro; i finanziamenti erogati alle famiglie di importo compreso tra 30 mila e 75 mila euro rappresentavano il 20 per cento circa del totale; quelli compresi fra 75 mila e 250 mila euro erano il 56 mentre il restante 23 per cento era ascrivibile a finanziamenti di importo superiore a 250 mila euro. [secondo me quelli superiori a 75000 euro sono mutui per abitazioni che ammontano ad oltre 3/4 del totale ndr]
  
• Secondo stime preliminari, nel primo semestre 2011 la ricchezza netta della famiglie italiane sarebbe aumentata dello 0,4 per cento in termini nominali: l’aumento delle passività è stato più che compensato dalla crescita delle attività reali e finanziarie.  

Nel confronto internazionale le famiglie italiane mostrano un’elevata ricchezza, pari, nel 2009, a 8,3 volte il reddito disponibile, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti). Esse risultano inoltre relativamente poco indebitate: l’ammontare dei debiti è pari all’82 per cento del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone è del 130 per cento, nel Regno Unito del 170 per cento).

Tra il 1995 e il 2010 il risparmio ha contribuito alla crescita del valore della ricchezza netta in misura lievemente superiore rispetto ai capital gains (rispettivamente 56 e 44 per cento); questi ultimi sono interamente ascrivibili alle abitazioni e agli altri beni reali, essendo i capital gains sulle attività finanziarie pressoché nulli .

In questo periodo, il risparmio delle famiglie ha mostrato una tendenza flettente, che si è accentuata negli ultimi anni. Tra il 1996 e il 2002 il suo valore ammontava mediamente all’1,8 per cento della ricchezza netta; è sceso all’1,3 per cento tra il 2003 e il 2006 e allo 0,8 per cento tra il 2007 e il 2010. [nel precedente post i valori erano riferiti al redditto e non alla ricchezza ndr]


La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all’opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata. Le informazioni sulla distribuzione della ricchezza – desunte dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane – indicano che alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva.

L’indice di Gini, che varia tra 0 (minima concentrazione) e 1 (massima concentrazione)10, risultava pari a 0,613. Seconde stime provvisorie, nel 2010 sarebbe cresciuto a 0,624,[aumento di concentrazione di ricchezza in poche persone - diminuzione equità di distribuzione della ricchezza nella popolazione] un aumento presumibilmente attribuibile agli effetti della grande recessione che, tuttavia, lo riporta in linea con i valori della fine degli anni novanta

Ora alla luce di questi dati, di quelli dell'OCSE e del FMI, visto che sostanzialmente la funzione della tassazione è quella di redistributiva del reddito perchè non si sono effettuate tassazione che abbiano oggetto la diminuzione dell'indice di Gini?.

Essendo fondamentalmente contrario ad un imposta patrimoniale perchè non cominiciamo a:
1) accisa su beni che portano a problemi di salute (alcol, cibi con alto contenuto di grassi escluso produzione tipiche, bevande gasate e zuccherate, oli contenenti grassi polinsaturi ecc.)
2) diminuire assolutamente l'IRPEF alla fascia sotto i primi due scaglioni che rappresentano quasi il 75% della popolazione
3) tassare i depositi bancari in modo da favorire gli investimenti produttivi
4) LIBERALIZZAZIONI (abolizione degli ordini professionali, delle tariffe minime, eliminare le contingenze in alcune professioni (Farmacie e Notai ad esempio - Scusa DJBigio ma non riesco a capire perchè non si debba fare se hai modo di farmi cambiare idea ben venga)
5) privatizzazione delle società parastatali con valori a prezzo di mercato (almeno dire che entro due o tre anni si vendono - vedi RAI, ENEL, TERNA, FS, Poste ecc.) ma anche le municipalizzate (Talete, francigena, cotral ecc) dove, anche essendo di fatto società pubbliche, non si fanno concorsi per l'assunzione come previsto dall'art. 97 della costituzione ma spesso si mettono persone favorite dai vari partiti
6)  eliminazione della Robin Tax (si diminuiscono di fatto le spese sulle infrastrutture che devono poi essere fatte a carico dello stato - altro cane che si morde la coda)
7) diminuire il numero di dipendenti pubblici (in Italia sono circa 4 mln come negli Stati Uniti solo che questi ultimi hanno un popolazione 6 volte quella italiana)
poi per ora basta.... se no come al solito scrivo troppo.

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« Risposta #24 il: Dicembre 15, 2011, 11:13:45 »

Vediamo...vediamo....

Essendo fondamentalmente contrario ad un imposta patrimoniale perchè non cominiciamo a:
1) accisa su beni che portano a problemi di salute (alcol, cibi con alto contenuto di grassi escluso produzione tipiche, bevande gasate e zuccherate, oli contenenti grassi polinsaturi ecc.)

Ci può stare...non tanto per tassare questi beni, ma per ridurre eventuali costi sanitari; bisogna, però, stare attenti a non sconfinare in "discriminazioni".

2) diminuire assolutamente l'IRPEF alla fascia sotto i primi due scaglioni che rappresentano quasi il 75% della popolazione

D'accordissimo...e, aggiungerei, innalzare l'aliquota dell'ultimo scaglione.

3) tassare i depositi bancari in modo da favorire gli investimenti produttivi

Pur essendo d'accordo nel principio ("stimolare" i consumi e gli investimenti), anche in questo caso è necessaria una certa oculatezza per non fare "figli e figliastri" tra chi decide di risparmiare e chi di investire. Magari, si otterrebbe lo stesso effetto detassando alcuni investimenti (o agevolandoli) e mantenendo invariata la tasazione sui depositi.

4) LIBERALIZZAZIONI (abolizione degli ordini professionali, delle tariffe minime, eliminare le contingenze in alcune professioni (Farmacie e Notai ad esempio - Scusa DJBigio ma non riesco a capire perchè non si debba fare se hai modo di farmi cambiare idea ben venga)

Su questo punto sono completamente in disaccordo. L'abolizione degli ordini e delle tariffe minime, porterebbe ad una concorrenza scorretta e ad uno scadente livello dei servizi in oggetto. Già ora ci sono furbi e furbetti che fanno ciò che non potrebbero a prezzi stracciati, non avendone competenze e diritto. Purtroppo, però, il consumatore medio di tali servizi non è in grado di giudicare ciò che gli viene dato e, pur di risparmiare, si affida a persone inadatte. Ma se per svolgere una determinata professione si richiedono particolari requisiti (a garanzia dell'utente!!!)...e se tali requisiti richiedono a sua volta investimenti di tempo e denaro (per il professionista)....perchè mai bisognerebbe penalizzare chi certi requisiti li ha ottenuti lasciandolo a combattere una guerra scorretta con chi, di contro, non li possiede??
Ecco...magari, quello che si potrebbe fare è lasciare la possibilità a tutti di percorrere un certo percorso per ottenere il possesso dei requisiti....ma non abolire questi ultimi.

5) privatizzazione delle società parastatali con valori a prezzo di mercato (almeno dire che entro due o tre anni si vendono - vedi RAI, ENEL, TERNA, FS, Poste ecc.) ma anche le municipalizzate (Talete, francigena, cotral ecc) dove, anche essendo di fatto società pubbliche, non si fanno concorsi per l'assunzione come previsto dall'art. 97 della costituzione ma spesso si mettono persone favorite dai vari partiti

Luigi....sai che sono completamente d'accordo con te. Ma, purtroppo, nell'ultimo referendum, gli italiani hanno mostrato una certa ritrosia al concetto "privatizzazione".  

6)  eliminazione della Robin Tax (si diminuiscono di fatto le spese sulle infrastrutture che devono poi essere fatte a carico dello stato - altro cane che si morde la coda)

A mio parere....poco rilevante.

7) diminuire il numero di dipendenti pubblici (in Italia sono circa 4 mln come negli Stati Uniti solo che questi ultimi hanno un popolazione 6 volte quella italiana)

Qui torniamo in balia di un famoso "trade off" tra il risparmio in termini di costi e la necessità di salvaguardare il lavoro di tali dipendenti. Però, al punto in cui siamo arrivati, lo ritengo quasi un dovere. In passato si è esagerato...ora urge un'azione drastica per sanare...anche se ciò comporterà il disappunto ed il malumore di qualcuno.
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« Risposta #25 il: Dicembre 15, 2011, 11:51:50 »

Citazione
(Farmacie e Notai ad esempio - Scusa DJBigio ma non riesco a capire perchè non si debba fare se hai modo di farmi cambiare idea ben venga)
Rispondo solamente perchè chiamato in causa dall'amico Luigi:
La liberalizzazione degli unici farmaci che possano essere liberalizzati (OTC e SOP) è già esistente per i quali farmacie e altro possono praticare sconti e promozioni al consumatore....liberalizzare i farmaci di fascia C non porta giovamento a nessuno in quanto i prezzi non sono a discrezione di chi li vende ma decisi dall'AIFA e li pagheresti tanto nelle farmacie quanto da qualsiasi altra parte per legge in quanto sono farmaci molto pericolosi e al momento quasi tutti con obbligo di ricetta quindi regolamentati da disposizione di legge dalla vendita al PREZZO.
Liberalizzare poi le farmacie mi sembra assurdo perchè porterebbe ad una diminuzioni di capitali nell'unico sistema pubblico-privato che funzioni in Italia con conseguente diminuzione della scorta di magazzino e disagio per le urgenze soprattutto nei piccoli centri e nelle zone disagiate....a tal proposito c'è un deficit  di circa 2000 farmacie in Italia secondo la pianta organica nazionale quindi inutile creare un'ulteriore liberalizzazione quando esiste già uno scompenso!
Quindi c'è ben poco di libera concorrenza in questa manovra "farmaceutica" se non per fare ulteriore malloppo nelle casse della solita GDO a discapito della salute pubblica e dei servizi offerti dalle farmacie che vanno al di là del semplice angoletto della salute creato solo per far cassa.
Per quanto riguarda gli ordini professionali mi trovi in accordo con Skyer quindi senza che aggiungo ulteriori parole puoi far riferimento al suo post.
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« Risposta #26 il: Dicembre 15, 2011, 12:03:12 »

Non toglierei assolutamente il valore al titolo solo che sinceramente non capisco la ritrosia ad aprire la professione a persone che sono laureate ed hanno fatto un periodo di tirocinio.
Perchè fare un altro esame?
Sul fatto delle garanzie non penso che l'Ordine o il Collegio garantisca alcunché visto che una volta entrati si paga la tassa annuale e via.
Potrei dire che il codice deontologico è giusto ma dovrebbe entrare nella libera contrattazione tra cliente/prestatore d'opera e quindi oggetto della giustizia ordinaria in caso di controversia e non deciso da chi fa il tuo stesso lavoro con ovvi problemi di conflitto di interesse.

D'accordissimo con la riforma che prevede l'obbligo di formazione continua ma non capisco perchè affidarla agli ordini. Secondo me è più corretto dare la possibilità, tramite esami continui in media ogni due/tre anni, di poter far vedere che nel nostro campo ancora siamo competenti. Con questa metodologia allora capirei anche l'esame di abilitazione.

Sulle tariffe minime è una delle cose che ho apprezzato del Decreto Bersani (secondo me uno dei migliori esempi di liberalizzazioni). Le tariffe devono essere contrattate con il cliente che deve essere poi in grado di capire e di verificare una prestazione scadente da una buona/ottima ma con un prezzo superiore.
Altra cosa è la pubblicità: non capisco perchè non dovrei fare una pubblicità comparativa sui prezzi da me praticati, sulle prestazioni eseguite magari tramite differenziazione in base al prezzo.

Sulle farmacie mi fido di quello che dice DJBigio non essendo a conoscenza del metodo di funzionamento delle farmacie ed essendo un argomento molto delicato.
Sulla liberalizzazione dei taxi invece sarei favorevole alla liberalizzazione ad un patto: le licenze devono essere ritirate tutte e pagate (anche a prezzi di mercato o sulla base di contrattazione) e solo in seguito si potrà fare liberalizzazione altrimenti si farebbero dei danni enormi a persone che hanno impegnato anche casa per comprarsi la licenza.
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« Risposta #27 il: Dicembre 15, 2011, 12:19:02 »

Citazione
Sulle farmacie mi fido di quello che dice DJBigio non essendo a conoscenza del metodo di funzionamento delle farmacie ed essendo un argomento molto delicato
Non sono io che lo dico:è la legge che lo dice!
Ne parlano anche in consiglio europeo: http://www.federfarma.it/Edicola/Comunicati-stampa/07-12-2011-15-46-26.aspx
Saremo l'unico paese al MONDO ad intraprendere un'iniziativa simile che mina la salute pubblica per fare gli affari della GDO e delle case farmaceutiche senza convenienza per nessun altro.
Io invece ancora non riesco a capire che cavolo aspettiamo a fare una riforma finanziaria sul modello statunitense in modo che tutti pagano,tutti pretendono e nessuno evade!
Forse è troppo facile....
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« Risposta #28 il: Dicembre 15, 2011, 12:42:34 »

Ecco un fact sheet interessante che mostra di fatto come l'incremento del rapporto deficit/PIL non sia dovuto al PIL ma sostanzialmente ad un aumento vertiginoso della debito pubblico.
Sulla teoria economia USA permettimi di dire che sono contrario.
La FED e la BCE sostanzialmente sono enti con funzioni e regole diverse (per esempio la prima guarda ad inflazione e occupazione mentre la seconda solo inflazione - la prima è espressione del presidente degli USA la seconda è un ente indipendente).
La politica di espansione monetaria dell'era Greenspan è stata deleteria, provocando sconquassi enormi. I bassi costi del denaro senza nessuna regola hanno portato ad un fenomeno conosciuto dagli economisti come carry trade ovvero mi finanzio in un paese a basso tasso di interesse (USA, Giappone) e poi investo in stati ad alto rendimento (Australia, Brasile ecc.) generando scompensi nella bilancia dei pagamenti (gli USA stanno molto peggio di noi e non credo che questo anomalia reggerà per molto anzi prevedo un double deep tra un paio di anni quando il caso Euro si sgonfierà).
L'operazione Twist la condivido in pieno (allungamento della scadenza media dei titoli di stato mediante acquisto di titoli a breve e emissione di bondo a lungo in un periodo di bassi tassi) come del resto ho apprezzato la politica del TARP ma non condivido in pieno)
Riassumento se no faccio la solita filippica secondo me la gestione della politica monetaria è fatta male sia in europa che in Usa. Certo tra i due preferisco gli USA che non devono confrontarsi con 17/27 paesi e può prendere decisioni immediate.
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« Risposta #29 il: Dicembre 15, 2011, 12:58:54 »

Non toglierei assolutamente il valore al titolo solo che sinceramente non capisco la ritrosia ad aprire la professione a persone che sono laureate ed hanno fatto un periodo di tirocinio.
Perchè fare un altro esame?

Perchè, a dirla tutta (e ti parlo anche per esperienza personale, sia da tirocinate che da "tutor"), nè la laurea nè il tirocino fine a se stesso sono in grado di preparare definitivamente la persona alla professione. Lo studiare per un esame di Stato e l'esser giudicati completa questa formazione (anche s epoi il vero completamento lo si raggiunge solamente con l'esperienza lavorativa vera e propria).

Sul fatto delle garanzie non penso che l'Ordine o il Collegio garantisca alcunché visto che una volta entrati si paga la tassa annuale e via.
Potrei dire che il codice deontologico è giusto ma dovrebbe entrare nella libera contrattazione tra cliente/prestatore d'opera e quindi oggetto della giustizia ordinaria in caso di controversia e non deciso da chi fa il tuo stesso lavoro con ovvi problemi di conflitto di interesse.

La garanzia non è a livello civile o pecuniario. La garanzia risiede nella circostanza che, avendo superato un esame e, per questo, essendo iscritto all'albo (ordine), teoricamente sei in grado di fornire una prestazione di un certo livello.

D'accordissimo con la riforma che prevede l'obbligo di formazione continua ma non capisco perchè affidarla agli ordini. Secondo me è più corretto dare la possibilità, tramite esami continui in media ogni due/tre anni, di poter far vedere che nel nostro campo ancora siamo competenti. Con questa metodologia allora capirei anche l'esame di abilitazione.

Sull'inefficienza della formazione continua così come è ora, sfondi una porta aperta. Infatti, chi crede veramente alla formazione, spesso se la fa da solo...

Sulle tariffe minime è una delle cose che ho apprezzato del Decreto Bersani (secondo me uno dei migliori esempi di liberalizzazioni). Le tariffe devono essere contrattate con il cliente che deve essere poi in grado di capire e di verificare una prestazione scadente da una buona/ottima ma con un prezzo superiore.
Altra cosa è la pubblicità: non capisco perchè non dovrei fare una pubblicità comparativa sui prezzi da me praticati, sulle prestazioni eseguite magari tramite differenziazione in base al prezzo.

Io sono un po' meno d'accordo...anzi, in completo disaccordo. L'eliminazione delle tariffe minime porterebbe, da una parte ad una discesa immediata del livello del servizio (sotto ad un certo prezzo nessuno può offrirti un servizio idoneo...e chi lo fa è perchè non ti offre tale idoneità), e dall'altra ad una depauperazione dell'immagine professionale e del lavoro professionale.

Sulle farmacie mi fido di quello che dice DJBigio non essendo a conoscenza del metodo di funzionamento delle farmacie ed essendo un argomento molto delicato.
Sulla liberalizzazione dei taxi invece sarei favorevole alla liberalizzazione ad un patto: le licenze devono essere ritirate tutte e pagate (anche a prezzi di mercato o sulla base di contrattazione) e solo in seguito si potrà fare liberalizzazione altrimenti si farebbero dei danni enormi a persone che hanno impegnato anche casa per comprarsi la licenza.

Anche io, essendo ignorante in materia, mi fido di Bigio...anche se capisco che non sia proprio il massimo della vita fidarsi di una persona di quel tipo....
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